da venerdì 5 a domenica 7 maggio • laboratorio
presso Parco Letterario P.P. Pasolini (CHM Oasi Lipu di Ostia)
restituzione finale dom 7 ore 16 • partenza dal Teatro del Lido di Ostia
out-SIDE
ideazione e direzione Elisabetta di Terlizzi danzatrice, coreografa e performer
assistente Chiara Davolio drammaturga e attrice
con la collaborazione di Stefania Scerna fotografa
laboratorio e restituzione finale gratuiti
• per la restituzione finale prenotazione obbligatoria su eventbrite
https://www.eventbrite.it/e/biglietti-out-side-574680554007
Costruire un nido fuori dal proprio corpo, come rituale di creazione che invade la quotidianità. Un laboratorio e una ‘restituzione finale’ site-specific. Una pratica artistica per esplorare nuove connessioni tra il corpo e lo spazio.
per il laboratorio: massimo 15 partecipanti
per iscrizioni al laboratorio: promozione@teatrodellido.it
out-SIDE si concentra su un’indagine del rapporto tra il corpo e l’immagine, sulla composizione, sulla presenza ed il luogo partendo dalla rilettura delle opere fotografiche di Francesca Woodman. Due giorni di laboratorio durante i quali i partecipanti lavoreranno a una restituzione finale site-specific. La pratica artistica esplorerà nuove connessioni tra il corpo e lo spazio, facilitate dall’ambiente esterno, intreccio tra artefatto urbano e corpo. Discontinuità, attese, intrecci generativi, per riabitare luoghi dentro e fuori da sé, coabitare i luoghi con gli altri. Un’esperienza per costruire un nido fuori dal proprio corpo come rituale di creazione che invade la quotidianità. Sono inviatati a partecipare al progetto i fotografi e le fotografe che desiderano addentrarsi nel processo artistico e non solo per fotografare l’esito performativo. Il lavoro coinvolgerà circa 15 partecipanti. Il progetto è rivolto a chiunque sia interessato e/o pratichi discipline che mettono in relazione il corpo alle arti visive.
• Programma:
Venerdì: incontro di condivisone e visione delle “traduzioni” dei precedenti processi: Marianna Grandi/fotografa, Gabriella Davolio/fotografa, Pietro Sorano/fotografo, Massimiliano Rizza/architetto, Francesca Masperi/docente Accademia di Brera, Nicoletta Braga/docente Accademia di Brera, Alessandra Corti/acquarelli rivista Hydroware.
Sabato: workshop tutto il giorno (con una pausa ora di pranzo).
Domenica: workshop dalle ore 9.30 alle 13.30 e dalle ore 16 restituzione del workshop.
L’artista Francesca Woodman
Nella sua breve carriera Francesca Woodman (1958-1981) ha creato uno straordinario corpus di opere acclamato per la sua singolarità di stile e di tecniche innovative. Fin dall’inizio, la sua attenzione si è concentrata sul rapporto con il suo corpo come oggetto dello sguardo e come soggetto attivo dietro la macchina fotografica. A seguito dell’esposizione in galleria del 2018 riguardante opere realizzate in Italia nel 1977-1978, esiste una rara serie di fotografie a colori che Woodman ha messo in scena nel suo appartamento a New York nel 1979. In queste immagini, e nelle fotografie in bianco e nero anch’esse realizzate a New York più o meno nello stesso periodo, Woodman contorce e inserisce il suo corpo nello spazio e nell’architettura, a volte anche “esibendosi” nella scultura classica attingendo a metodologie possibilmente incontrate nel corso del suo anno all’estero, a Roma, mentre era studentessa alla Rhode Island School of Design. Una delle principali influenze dell’arte italiana sul lavoro di Woodman è stata l’uso preciso della composizione, il quale è diventato sempre più sofisticato durante il suo soggiorno romano. Esplora la prospettiva e utilizza consapevolmente le strategie formali apprese dalla scultura classica e dallo studio di maestri fiorentini come Giotto e Piero della Francesca. Scrisse da New York nel 1980 a Edith Schloss, amica, pittrice e critica romana: “È buffo come mentre vivevo in Italia la cultura non mi abbia influenzato molto e ora ho tutto questo fascino per l’architettura, ecc.“ Se nelle precedenti fotografie di Woodman sono certamente presenti influenze italiane e classiche, esse raggiungono una nuova articolazione nelle opere realizzate a New York, culminate nella sua monumentale opera-collage inscindibilmente legata alla forma della diazotipia: Blueprint for a Temple, nella collezione del Metropolitan Museum of Art di New York, e nelle sue Caryatids, anch’esse incluse in questa mostra. Come sottolinea la critica Isabella Pedicini: “Insieme al suo continuo lavoro con la statuaria antica, l’inquadratura ricorrente del torso acefalo ricorda le caratteristiche salienti di una scultura antica”. Ci giunge spesso in frammenti. In ogni caso, il suo interesse per la scultura si concentra in particolare sull’esemplare stesso, la forma frammentaria che sopravvive… Temple Project (1980), in cui vediamo modelli come cariatidi sul lato di un tempio greco, rivela anche influenze classiche dirette”.
Elisabetta di Terlizzi
Elisabetta di Terlizzi, danzatrice, performer, coreografa ed insegnante di danza. Dalla fine degli anni ’90 inizia un proprio percorso coreografico accompagnato da esperienze di formazione. Incentra la sua ricerca estetica sulla presenza e sull’utilizzo del corpo nello spazio in relazione ai vari linguaggi artistici – musica, luce, video, letteratura, pittura, scultura, architettura. Dal 2018 collabora con l’Associazione Pensieri Acrobati, Arti Vive e Fondazione Campori: con Stefano Cenci e Chiara Davolio conduce la parte dedicata all’esplorazione del movimento nei laboratori di teatro permanenti presso il Cinema Teatro di Soliera, Habitat e presso la scuola secondaria Sassi di Soliera; collabora inoltre come performer con Parola Bianca/Invasioni Lunari di Francesca Krnjak. Tra il 2010 e il 2022 crea le performance: out-SIDE; L’ombra prepara lo sguardo alla luce, Atti Liminali, Verso la Terra, Sospira, Dopo la fine/site specific, Mater Matera, Passaggi, Fo(u)r Nothing, Pasoliniana, Labirinto MSP, Labirinto Nero, Labirinto per uno spettatore, Labirinto 3 soldi, Sagra, Qui non ci sono, La menta sul pavimento, Candelabrum, Nera Mamba, Essenza Misura, Battiti polittico del volo. Lavora per Cedit/FLORIM/Salone del Mobile 2019 a Milano e collabora con il musicista Teho Teardo. Lavora in contesti nazionali ed internazionali, tra cui: Biennale di Venezia (Danza/2002 e Teatro/2005), Triennale di Milano e Teatro dell’Elfo (2019), Festival della Filosofia (2013 e 2019); Vie dei Festival (2004), Danza Urbana (2010), Fabbrica Europa (2003), Altofest Napoli (dal 2013 al 2019), Altofest/Matera Capitale della Cultura (2019) e Altofest Malta (2018), Auditorium Parco della Musica, Teatro Valle, Teatro Vascello, Teatro India di Roma; Centre Pompidou, Teatro Foce/LAC Lugano Arte e Cultura, Festival Ellenico Atene, Warwick Arts Centre, Curve/Leicester. Nel 2010 fonda il collettivo Progetto Brockenhaus, con sede a Lugano, che dirige fino al 2019. Tra le collaborazioni: Pensieri Acrobati/Arti Vive Stefano Cenci – Del Bene Del Male e Last Supper; Compagnia Enzo Cosimi – Thanks for hurting me, Estasi, Odile Odette investigations, Hallo Kitty!, Roma; Habille d’eau/Silvia Rampelli – Refettorio, Ragazzo Cane; Teatro Kismet Opera – La regina delle nevi; Vera Stasi/Silvana Barbarini – Figure sonore; Alef danzateatro/Rossella Fiumi – Buongiorno Signori, Nuvens, Dramma Involontario; Altroteatro/Lucia Latour – Marmo Asiatico; Prima Materia; Cooperativa teatrale Dioniso/Claudio Collovà; Compagnia Efesto. Nel 2017/2018 partecipa a due documentari di Sky art con la regia di Marco Pianigiani: WHY WE DANCE ed INFERNO (quest’ultimo con le coreografie di Paola Lattanzi). Prende parte ai film Lo spazio bianco della regista Francesca Comencini ed Al Lupo Al Lupo del regista Carlo Verdone.
Chiara Davolio
Chiara Davolio, attrice e regista. Nata a Correggio (RE), nel 2018 si è diplomata alla Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone. Ha preso parte a laboratori con Massimiliano Civica, Frosini/ Timpano, Oscar De Summa, Sotterraneo, Lorenzo Salveti, Silvia Gallerano e Pierpaolo Sepe. Dal 2018 a oggi fa parte del gruppo Repertorio dove studia fianco a fianco con Danio Manfredini a partire dall’esperienza in La Corte Ospitale. Nel 2022 viene selezionata con attrice e autrice dai Teatri di Roma per il percorso di Alta Formazione. Nel 2015 è attrice nel cast di Bassa Continua – Toni sul Po di Mario Perrotta (premio Ubu come miglior progetto artistico). Nel 2018 lavora con Emma Dante ne la “Cavalleria Rusticana”. Dal 2016 è assistente alla regia di Stefano Cenci con cui collabora anche come attrice, drammaturga e formatrice.