mercoledì 13 e giovedì 14 marzo ore 9 e ore 11 | teatro ragazzi
Arditodesìo | Jet Propulsion Theatre
NOI, ROBOT
Cosa vuol dire essere umano?
ispirato all’Uomo Bicentenario e altri lavori di Isaac Asimov
di Andrea Brunello
regia Chiara Benedetti e Andrea Brunello
con Laura Anzani e Andrea Brunello
video Valerio Oss
consulenza musicale Enrico Merlin
luci Federica Rigon
supervisione sugli aspetti filosofici di Enrico Piergiacomi
amministrazione ed organizzazione di Francesca Pegoretti
un ringraziamento particolare a Caterina Freda
in collaborazione con il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trento
prima romana
dai 15 anni in su
Un gioco con il pubblico, giudice inconsapevole di un dramma difficile da risolvere: può esistere una relazione sentimentale fra un essere umano e una macchina? E… cosa vuol dire essere umano?
Nell’Uomo Bicentenario il grande visionario Isaac Asimov descrive un robot umanoide che desidera diventare umano. Ma i suoi desideri non possono realizzarsi a causa della sua stessa natura, prima di tutto per via della sua mancanza di mortalità. Nonostante questo il robot mostra le caratteristiche di un buon essere umano: prova compassione, è creativo, ha desideri e può provare dolore… forse ‘esso’ può diventare un ‘lui’?
Cosa vuol dire essere umano nell’era delle Macchine Pensanti? Noi, Robot prova che la relazione fra due ‘individui’, uno umano e l’altro macchina, non è affatto semplice e può portare a dei paradossi insormontabili. Questa nuova produzione JPT esplora anche il cervello umano, e allo stesso tempo vuole capire dove sta andando il campo dell’Intelligenza Artificiale e come si stanno evolvendo i nostri ‘cervelli’ artificiali. Lo spettacolo fa infine riferimento all’altro ‘cervello collettivo’ che ci comprende, l’Universo, visto come un sistema complesso per molti versi simile al cervello umano, a partire dal fatto molto curioso che ci sono circa 100 miliardi di neuroni nel cervello umano e circa 100 miliardi di galassie nell’Universo che riusciamo ad osservare.
Note drammaturgiche
Ho deciso di scrivere questo testo e di investire in una nuova produzione perché sento fortemente il desiderio di capire dove sta andando il genere umano nel suo incessante tentativo di ‘sviluppo’. Dopo i miei precedenti lavori sulla meccanica quantistica, il concetto di tempo e soprattutto sui cambiamenti climatici, sono sempre più convinto che il genere umano abbia enormi e meravigliose potenzialità ma anche altrettanto grandi responsabilità e che ci troviamo su un crinale particolarmente difficile. Da una parte c’è il desiderio più che legittimo di esplorare, capire, migliorare la nostra vita. Dall’altro però abbiamo raggiunto una tale raffinatezza di mezzi che facciamo fatica a controllare i risultati delle nostre azioni. La questione dell’Intelligenza Artificiale è un esempio primario. Grandi pensatori come Stephen Hawking o anche Elon Musk hanno più volte avvertito che prima di procedere con lo sviluppo di esseri pensanti artificiali dovremmo elaborare delle ‘regole di ingaggio’, perché presto ci troveremo di fronte a dilemmi etici insormontabili: quali diritti avrà una macchina che potrà pensare in maniera creativa e provare sentimenti ‘umani’ come il dolore, il desiderio, l’amore? E come vengono definiti tali sentimenti se alla fine dei conti anche per gli umani si più ‘tarare’ il cervello attraverso interventi farmacologici oltre che psicologici? Con lo sviluppo delle protesi artificiali, arriverà un momento quando un essere umano non sarà più tanto… umano? Dovremo avere paura delle macchine? È molto affascinante notare che Isaac Asimov aveva già affrontato queste tematiche diversi decenni fa e questa è la prova che stiamo ragionando attorno a tematiche universali, che non dipendono dalla scienza, ma che invece hanno a che fare con la nostra natura umana e come ci relazioniamo con il mondo esterno. Noi, Robot è una ‘trappola’ per il pubblico che diventa giudice inconsapevole di un dramma molto difficile da risolvere: può esistere una relazione sentimentale fra un essere umano e una macchina? In scena ci sono due personaggi, una donna (ricercatrice nel campo della Intelligenza Artificiale) ed un uomo (astrofisico di fama mondiale). Ma da subito ci accorgiamo che non tutto è come sembra, che c’è un segreto. Il dialogo è serrato, divertente ma anche scientifico e filosofico. Il pubblico si sente ‘intelligente’ perché l’obiettivo è proprio quello, di fare capire quanto brillante sia il cervello umano. Ma poi succede un colpo di scena che mette tutto in discussione fino ad arrivare alla domanda fondamentale: può esistere intelligenza vera senza la capacità di provare sentimenti, di provare dolore? Noi, Robot per me è un testo altamente filosofico oltre che scientifico che va a scavare sul senso di cosa voglia dire essere umano. Ma allo stesso tempo è un viaggio all’interno del nostro cervello e, nel farlo, diventa un percorso di scoperta sull’intelligenza e sulle responsabilità che essa ci pone. Nella preparazione del testo ho studiato approfonditamente la tematica, ho lavorato con esperti di Intelligenza Artificiale e ho avuto la consulenza di neuroscienziati. Come per tutte le produzioni JPT, anche questo spettacolo è scientificamente solido e offre l’opportunità a chi lo vede di accendere la propria curiosità sui temi trattati, di provare un senso di meraviglia e magari anche di acquisire una nuova consapevolezza non solo sul proprio cervello e sull’intelligenza ma anche su tutto ciò che è scienza. Anche questo spettacolo è per me, quindi, necessario.
(Andrea Brunello, Novembre 2017)
La Compagnia Arditodesìo con il suo progetto Jet Propulsion Theatre (JPT) propone spettacoli teatrali che vanno a scandagliare la connessione fortissima tra la scienza e le questioni della nostra esistenza. JPT è un Laboratorio Permanente della Compagnia Arditodesìo per la creazione teatrale collegata alla scienza, la gente della scienza e il racconto scientifico. Arditodesìo è una compagnia teatrale professionale italiana ben conosciuta. Il progetto è stato avviato nel 2012 da Andrea Brunello e Stefano Oss.JPT si propone di raccontare la scienza attraverso il teatro e l’espressione artistica, di sviluppare un senso di curiosità e meraviglia, sete di conoscenza, e consentire una migliore comprensione del mondo scientifico, le persone che lo vivono, i risultati della scienza e in ultima analisi il nostro presente e futuro. Il progetto ha una vocazione speciale per le scuole superiori e le università. I giovani siano i veri beneficiari della progettualità JPT perché la vicinanza di arte e scienza creano un mix speciale capace di generare entusiasmo, curiosità e pura gioia dello scoprire.
Andrea Brunello – attore, drammaturgo e regista
Andrea Brunello, Andrea ha conseguito la laurea in fisica e matematica presso la Cornell University (USA, 1992) e il Ph.D. in Fisica presso la State University of New York at Stony Brook (USA, 1997). Brunello è affiliato al Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Ha pubblicato articoli scientifici in alcuni fra i più prestigiosi giornali quali Physical Review Letters e Physical Review A. Nel 2001 decide di dedicarsi a tempo pieno al teatro facendolo diventare la sua professione. Brunello è diplomato alla scuola triennale “School After Theatre advanced training program” condotta dal regista russo Jurij Alschitz e affiliata con l’EATC/Russian Academy of Theatre Arts (GITIS) di Mosca.
www.arditodesio.org
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