sabato 4 novembre ore 19 | musica
Mesudì in
NODI
interpreti Elisa Surace voce, chitarra, percussioni, Francesca Flotta, Claudia Ugenti, Simone Pulvano percussioni e voce
ospiti speciali Iacopo Schiavo chitarra, Domenico Provenzano voce
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Un ensemble di voci e percussioni per un concerto in cui suoni del mondo arabo, canti popolari, polifonia e rap si fondono in un raffinato equilibrio musicale.
I nodi sò legami, sò ‘mportanti / Sò come le vite dele genti,
sò tracce scritte ‘n questi canti / so’ storie ‘n volo come i venti.
‘In un gioco di equilibri, con l’incanto degli enigmi’ è la frase che meglio descrive l’anima artistica di Mesudì, un ensemble che si muove tra la musica di tradizione orale e il folk urbano, tra la voce e il tamburo, tra il romanesco e il dialetto calabrese. L’universo musicale del gruppo si basa sull’equilibrio, sottile e raffinato, di voci e percussioni pensati come unici strumenti creativi e vissuti nelle loro mutevoli possibilità estetiche. Le trame armoniche e ritmiche che vengono elaborate dialogano con il Mediterraneo, con le sue sponde e i suoi mari, ma risentono anche del mondo urbano e metropolitano in cui il gruppo affonda parte delle proprie radici. Nasce così un linguaggio complesso e variegato in cui i suoni del mondo arabo incontrano canti e proverbi della tradizione popolare calabrese, il romanesco si mescola alla polifonia classica, il rap ripercorre la tradizione di racconto e di protesta degli antichi cantastorie. In questa dimensione multiforme nasce lo stesso nome del gruppo, Mesudì, il vento di mezzogiorno, il vento del Sud, che sfiora, sposta e trasporta, raccoglie e racconta. E il racconto è al centro del lavoro del gruppo che nei suoi brani propone storie di vita, vissuta o immaginata, in cui i rapporti e le relazioni tra gli individui si definiscono come nodi, legami che stringono, intrappolano o fanno innamorare. Per il mese di settembre 2023 è prevista l’uscita del disco di esordio “Nodi” (Moonlight Records).
NODI
A quattro anni dalla nascita del gruppo, esce per la Moonlight Records, il disco di esordio di Mesudì, “Nodi”. Nove tracce che si presentano come “nodi” di un’unica maglia, nove racconti accomunati dalla ricerca sull’uso della parola, del suono e dei timbri percussivi. Voci e percussioni rappresentano infatti la cifra stilistica della band, che si affida ad essi scandagliandone le molteplici possibilità espressive e di arrangiamento: la voce racconta, suona, si trasforma in ritmo, i tamburi diventano all’occorrenza tracce melodiche a sostegno del canto. In questo modo i brani si presentano ognuno con una forte identità sfiorando e facendosi influenzare da più generi e forme musicali. Rap, cantautorato, folk, elettronica, convivono in questo lavoro discografico in cui rimane comunque evidente la fonte di ispirazione da cui Mesudì attinge: la passione e l’amore per la musica di tradizione orale e per il mondo da cui essa proviene. Il disco per intero è infatti permeato da stilemi, forme ritmiche ed espressive appartenenti al repertorio popolare italiano. Il dialetto calabrese e il romanesco, che rappresentano la traduzione linguistica delle due anime del gruppo, vengono poi utilizzati come principale strumento compositivo; alcuni testi, seppur scritti in italiano, ruotano intorno ad antichi proverbi, ninne nanne e preghiere. Inoltre, accanto ai brani originali sono presenti nella tracklist un omaggio a “Occhi Turchini” – canto tradizionale di Mesoraca rivisitato in chiave “elettronica” – e “Matri a tocchi”, personale rielaborazione di due canti appartenenti al filone carcerario, uno romano e l’altro della siciliana Rosa Balistreri. Il lavoro polifonico e poliritmico con cui il gruppo concepisce le proprie composizioni e con cui si esprime nelle performance dal vivo, si arricchisce in studio della presenza di ulteriori strumenti che donano sfumature e nuovi colori: l’organetto di Alessandro D’Alessandro in “Scafuliandu” suggerisce nuove soluzioni armoniche ad un andamento melodico tradizionale; le chitarre di Iacopo Schiavo sostengono le trame ritmiche in “Quando rimo” e concedono armonia e flamenco in “Voca sia” e “Matri a tocchi”; i marranzani e la voce di Nando Citarella restituiscono il senso di ossessione in “Improcondria” mentre il contrabbasso di Mauro Gavini dona sostegno armonico e caratterizza il groove di “Occhi turchini” ed “Eppure era così”. La voce di Domenico Provenzano, con la sua interpretazione, tinge di autentico “Voca sia” e quella di Alessandra Di Magno si unisce al “disturbo polifonico” di “Eppure era così”. Aprono e chiudono questo lavoro discografico due brani, “Anvaca” e “Gianna e Peppi”, che riportano Mesudì alla loro dimensione originaria, alla loro “nudità musicale” fatta di voci e tamburi. La supervisione artistica di “Nodi” è affidata ad Alessandro D’Alessandro che ha seguito e curato tutte le fasi di produzione.
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