martedì 18, mercoledì 19 novembre ore 10.30 e 21.00
con Dimitri Frosali
e la partecipazione di Brunetto Bardi
video Elio Colligiani
regia Patrick Duquesne
In questo monologo scritto a quattro mani, il Bernard Madoff immaginato da Patrick Duquesne e Dimitri Frosali si confessa. Solo e abbandonato nella sua cella, vorrebbe sapere cosa non ha funzionato: eppure il gioco che aveva messo a punto era infallibile. D’altronde, questa piramide non è molto diversa del debito statunitense o di altre mega costruzioni finanziarie. Ma mentre parla, piano piano, Madoff ci fa scoprire le vere intenzioni del suo gesto…
La sua vita è cambiata del tutto in un attimo, proprio quando era all’apice della ricchezza e della gloria. Un bug nel suo codice genetico? Una depressione borsistica inattesa? Non si sa, ma comunque, ad un tratto, l’universo nel quale questo principe della finanza sguazzava si rivelò fittizio e sopravalutato. La ricchezza con la quale si era sposato gli appariva, non più come la sposa splendente e in buona salute che aveva conosciuto. A guardar meglio, il capitalismo era alla fine, agli sgoccioli, ammalato, vicino all’infarto: girava a vuoto. Eravamo sull’orlo del crash.
Non gli rimaneva che fare una cosa: accorciare le sofferenze del «sistema» e farlo morire al più presto! È lì che ha avuto l’idea. Mise su piede la Madoff Investment Securities all’indirizzo dell’élite del denaro, a cui promise guadagni di oltre 17%. E così, Madoff riuscì a rovinare migliaia di banchieri e di grosse fortune, tra cui l’erede di L’Oreal, il Premio Nobel Elie Wiesel, il cineasta Steven Spielberg… Purtroppo, non è bastato. Il «sistema» resse e lo mandò in prigione.
Ma nella sua cella, Madoff non ha detto l’ultima parola…
“Mi chiamo Bernard Madoff.
Sono nato il 25 aprile 1938. Sono stato il Presidente del NASDAQ dalla fine degli anni ’80 in poi. Oggi ho 72 anni e sono in prigione. Il 29 giugno 2009 sono stato condannato a 150 anni di carcere per truffa. Resterò in carcere fino al 14 novembre 2139 (con lo sconto di 20 anni per buona condotta compreso). Quando sono entrato in carcere, i prigionieri mi hanno applaudito. Sono trattato come una star. C’è chi mi chiama ‘un eroe del mio tempo’. Sono diventato amico di mafiosi e narco-trafficanti ai quali dispenso consigli per investimenti.
Purtroppo non vanno sempre a buon fine.
Una volta sono stato picchiato per questo. Ma sono sempre il più furbo, gli altri pagano 10 dollari per farsi lavare i panni, io ne pago 8 non ho mai regalato niente a nessuno. Oggi pulisco i pavimenti degli uffici del carcere per 14 centesimi l’ora come meglio di una vera impresa. Non capisco perché non mi prendano come consulente di bilancio?
65 miliardi di dollari è il bottino del mio «Ponzi Scheme» cioè la piramide che ho creato per rubare soldi ai ricchi, promettendogli di investire il loro denaro in modo sicuro e veloce. Non ho mai capito! Sembrava che tutti facessero a gara per darmi i soldi ! È vero che qualcuno l’ho ingannato, ma l’ho sempre fatto con raziocinio. Truffavo i più ricchi, quelli che potevano permetterselo, insomma.”