venerdì 11 e sabato 12 novembre ore 21
di e con Lorenzo Degl’Innocenti
La Macchina del Suono
Il 5 marzo 1922 nasce a Bologna Pier Paolo Pasolini. Scrittore, poeta, regista, è fra i maggiori intellettuali italiani. Amato e odiato per la radicalità dei suoi giudizi, spesso sopra le righe, e per le sue aspre denunce dei costumi e delle ipocrisie borghesi. Dotato di un’eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come cineasta, pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista non solo in lingua italiana, ma anche friulana. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni Settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con la propria omosessualità è stato al centro del suo personaggio pubblico. Semplicemente un grande classico del Novecento. Tra letture, brani recitati del suo teatro, video e canzoni, la vita di uno straordinario poeta che ha raccontato, ieri, l’Italia di oggi, con dolore lucidità e precisione. Nella sua frenetica ricerca di linguaggi sempre nuovi, Pasolini scrive anche canzoni e collabora con Modugno, Sergio Endrigo, Laura Betti, scrivendo i testi di canzoni che non sospettiamo provenire dalla sua penna. Dalle canzoni si passa al cinema, commentando le immagini più importanti dei suoi film, raccontando i viaggi fatti in compagnia di Alberto Moravia e Dacia Maraini, le amicizie con intellettuali e gente semplice, la sua personalità riesce a contenere tutti. E tutti si ritroveranno intorno a lui nel più doloroso saluto. C’è musica nelle parole di Pasolini. Darà voce e anima ai personaggi pasoliniani Lorenzo Degli Innocenti. L’impegno politico, i Romanzi, gli amori impossibili, immaginati, rubati. La delusione per quel mondo che è diventato un luogo di sviluppo feroce ma non di progresso, che intacca il nostro amor proprio e che Pasolini definisce magistralmente in queste due righe: “… il rifiuto profondo a essere diversi: a rispondere al selvaggio dolore di essere uomini”.
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