venerdì 10 e sabato 11 novembre ore 21
domenica 12 novembre ore 17:30
di e con Claudio Ascoli
con la partecipazione di Sissi Abbondanza e Monica Fabbri
luci e suoni Teresa Palminiello e Francesco Lascialfari
video introduttivo Francesco Ritondale
musiche di Alessio Rinaldi
Chille de la Balanza
Da molti anni i Chille de la balanza, storica compagnia del teatro di ricerca italiano, si occupano di don Lorenzo Milani e di Lettera a una professoressa. Già nel 2011 produssero uno spettacolo a partire dal libro simbolo della rivoluzione nella Scuola italiana negli anni sessanta, spettacolo proposto in prima assoluta all’interno del progetto sulla Marcia a Barbiana e poi in decine di repliche in tutt’Italia. Ne fecero una seconda edizione nel 2017 e una terza nuovissima quest’anno, in occasione del centenario della nascita di Don Milani.
La “Lettera” dei Chille è nata in collaborazione con gli allievi della Scuola di Barbiana (e tra essi Nevio Santini, Francuccio Gesualdi, Aldo Bozzolini e Paolo Landi) e il coinvolgimento creativo di molte persone che collaborarono con Don Milani – primo fra tutti il giornalista Giorgio Pecorini – o ne studiarono l’opera, come il linguista Tullio De Mauro.
Lo spettacolo dei Chille propone una messinscena coinvolgente e con tre diverse scritture collettive. Come la “Lettera” fu una creazione collettiva di sei allievi sotto la guida del Priore, lo spettacolo dei Chille ne propone addirittura tre con la partecipazione attiva degli spettatori chiamati subito anche a costruire la stanza di Barbiana. Claudio Ascoli narra la vita di don Lorenzo (parole ed avvenimenti). L’Imparar facendo è opera di Sissi Abbondanza che costruisce con gli spettatori una scultura alla Duchamp assemblando materiali ed elementi presenti nei luoghi milaniani. Infine SignoraB (Monica Fabbri) – autrice del libro Ho disegnato “Lettera a una professoressa” – invita il pubblico a disegnare quanto accade nella serata-spettacolo per realizzare appunto una creazione collettiva.
Tre diversi momenti, a partire dalla storica Lettera, le cui parole nell’appassionata lettura di Ascoli via via invadono l’intero spazio teatrale.
Alla fine della rappresentazione, appare assolutamente attuale la complessa riflessione milaniana sulla società italiana e soprattutto sulla Scuola. Nella Lettera ai giudici Don Lorenzo infatti osservava: “La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. E’ l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione). (…) Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservare quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.”
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