lunedì 27 gennaio ore 11.30 • teatro musica
• Giornata della Memoria
Società per Attori presenta
DIVA
una sinfonia per Weimar
spettacolo musicale in due tempi
di Antonella Ottai
regia Bruno Maccallini
con Chiara Bonome, Bruno Maccallini, Pino Cangialosi
ideazione visiva Salvatore Maira
costumi Alessia Sambrini
ingresso gratuito • riservato alle scuole
Diva, rende omaggio alla capacità eversiva delle Donne protagoniste della scena berlinese degli anni ’20 e ’30: cantanti, attrici, poetesse, scrittrici e giornaliste che hanno rivoluzionato l’immagine del femminile.
DIVA una sinfonia per Weimar rende omaggio a questa complessità, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. E per fare ciò si affida perciò a un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le diverse performance di cantanti, attrici, poeti e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile; si tratti di liriche come la Else Laske-Schüler, di interpreti come la Waldoff, di attrici come la Dietrich, di danzatrici come Anita Berber e Valeska Gert, DIVA le riassume tutte.
Nello spettacolo, come scena elettiva di queste disparate protagoniste – ma anche di altri celebri esponenti dello spirito di Weimar, drammaturghi, giornalisti, cabarettisti non meno che maghi – è stato scelto uno dei caffè più celebri e celebrati della Berlino degli anni Venti, il Romanisches Café, che storicamente rappresentò un luogo di ritrovo intellettuale di carattere internazionale. Il suo capocameriere, Karl – confidente e amico personale di molti dei protagonisti del nostro racconto – accompagna e sostiene con le sue battute DIVA e, allo stesso tempo, ci offe un “dietro le quinte” di quanto ogni giorno animava il palcoscenico della capitale. Se DIVA interpretata da Chiara Bonome è il corpo performativo dello spettacolo, il personaggio Karl di Bruno Maccallini ne è il narratore. E il maestro di cerimonie. Mutatis mutandis, una sorta di Ridolfo della goldoniana Bottega del caffè. Non a caso, performance e racconto si svolgono in un caffè, luogo di transiti senza altra cittadinanza che non sia quella dispensata dalle arti e dalla cultura, dove l’impermanenza diventa “stato vitale”. Reduci dal disastro comune della grande guerra, profughi dalle rivoluzioni che avevano dato lo scossone finale agli imperi, rifugiati politici, viaggiatori curiosi del nuovo o inviati speciali, per tutti Berlino era sede di passaggi e di incontri fra i più significativi del Novecento. A interpretare questo particolarissimo mood, rimane fondamentale anche la parte musicale, affidata al pianista Pino Cangialosi, spaziando fra popolare e avanguardia, creando relazioni stimolanti con le parole della poesia come del divertissement. La musica d’altronde è stata sempre protagonista tanto delle sperimentazioni strumentali più audaci quanto del cabaret e delle piccole scene. Né si è tirata mai indietro quando si trattava di affrontare i nuovi media, la radio o il cinema sonoro. Attraverso una selezione di autori – da Brecht a Klabund, da Lasker-Schüler a Tucholsky, da Hollaender a Weill, da Eisner a Grünbaum – e di opere – poesie, song, brani orchestrali e brani satirici di cabaret – lo spettacolo attraversa alcune delle tematiche centrali in quegli anni, il rifiuto del militarismo e delle guerre, l’immagine del femminile e la rivoluzione dei comportamenti sessuali, le sperimentazioni artistiche d’avanguardia, la minaccia della disoccupazione, il razzismo crescente e la ricerca di un capro espiatorio che pagasse le colpe di una situazione economica che, dopo il ’29, era diventata insostenibile. Per l’informazione più propriamente storica, necessaria a comprendere meglio alcuni degli aspetti satirici dello spettacolo, lavorano in scena gli stessi elementi che hanno visto la luce proprio nei teatri della repubblica di Weimar, i cartelli didascalici di brechtiana memoria e le proiezioni cinematografiche (brevi documenti filmati) di piscatoriana memoria. Un modo per ricordarci di una storia che è stata, ed è, profondamente europea.