07/03/2020 Teatro

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sabato 7 marzo ore 21 | teatro
in collaborazione con Le vie dei Festival
Monstera
IO LAVORO PER LA MORTE
testo e regia Nicola Russo
con Sandra Toffolatti e Nicola Russo
scene e costumi Giovanni De Francesco
luci Cristian Zucaro
video Lorenzo Lupano
acconciatura e trucco Aldo Signoretti
grafica Liligutt Studio
immagine locandina Giovanni De Francesco
organizzazione Isabella Saliceti
produzione Monstera in collaborazione con Le vie dei Festival
si ringrazia Artisti 7607 e Ilva Garuti
durata 60’

Uno spettacolo che si svolge in un’atmosfera intima, privata, costellata di sogni e di movimenti di pensiero. Un lessico famigliare divertente e dissacrante che gioca a declinare un tabù dei nostri tempi: la morte.

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In questo spettacolo, che è stato uno dei successi dell’edizione 2017 de Le vie dei Festival, Nicola Russo in scena con Sandra Toffolatti, parte dal ricordo di sua madre. “Mia madre” – scrive – “è stata una donna molto forte con un carattere di ferro, direi quasi inscalfibile. Gli ultimi anni della sua vita, per problemi di salute e per una strana avversione al mondo, si è chiusa in casa, in una solitudine ricercata e custodita con ostinazione. Ho sempre pensato che la vita di una persona così solitaria non fosse neanche una vita, ma avevo torto: il pensiero di chi vive in solitudine è una delle cose più vivaci che si possano immaginare”. Attraverso una scrittura intima in cui convivono ricordi e invenzioni, Nicola Russo ha lavorato su un personale dialogo con una madre non più in vita, ma decisamente presente, per raccontare di come l’assenza di una persona possa essere più ingombrante della sua presenza. Un dialogo impossibile, una riflessione su quel che resta dopo la morte, su come a volte solo l’assenza di una persona riesca a farci comunicare, grazie alla traccia indelebile del carattere, che ritorna sempre, forte e nitido. Uno spettacolo privato, costellato di sogni, sui movimenti del pensiero in solitudine, su di un lessico famigliare divertente e dissacrante, che gioca a declinare un tabù dei nostri tempi: la morte. Dopo il poetico e commovente “Vecchi per niente”, che gettava uno sguardo insolito sulla vecchiaia raccontata con ironica leggerezza, Nicola Russo porta in scena, con altrettanta finezza, un lavoro sulla morte e sulla maternità, sul lavoro quotidiano e rumoroso per restare in vita anche quando in qualche modo si è già morti.

Monstera nasce nel 2010, con la direzione artistica di Nicola Russo. Il lavoro della compagnia si basa su drammaturgie e scritture sceniche originali e si avvale della collaborazione stabile di Giovanni De Francesco per le scene e i costumi, Cristian Zucaro per il disegno luci, Lorenzo Lupano per i video e Liligutt Studio per il progetto grafico. Tra le produzioni, “Elettra, biografia di una persona comune” (2010); “Physique du rôle” (2011); “Leonce e Lena” e “La vita oscena” (2013); “Vecchi per niente” (2015); “Nina (Montreux 1976)” e “Vite al confino” (2016); “Io lavoro per la morte” (2017).

Nicola Russo, regista e attore, fonda nel 2010 la compagnia Monstera. Nello stesso anno scrive e dirige “Elettra, biografia di una persona comune”, che si aggiudica la vittoria dell’E45 Napoli Fringe Festival. Nel 2011 scrive e mette in scena “Physique du rôle”, liberamente ispirato al lavoro di Sophie Calle. Nel 2013 realizza due lavori: “La Vita Oscena” di Aldo Nove, in residenza al Teatro Elfo Puccini di Milano e “Leonce e Lena, fiaba sulla necessità di essere e la convenienza di non essere” da G. Büchner, messo in scena per il festival Tfaddal del Teatro Franco Parenti di Milano e per Le vie dei Festival di Roma. Nel 2014 con la compagnia Monstera realizza “Lost in Translation Project”, mettendo in scena in inglese, presso il Selma Susanna Theatre di Amsterdam, “Elettra, biografia di una persona comune”. Nel 2015 scrive “Vecchi per niente”, prodotto dal Teatro Franco Parenti di Milano, dove va in scena per due stagioni. Nel 2016 scrive e dirige “Nina (Montreux 1976)”, nato in collaborazione con il Festival di Radicondoli e Le vie dei Festival di Roma e con il sostegno del NovaraJazz e adatta, dirige e interpreta “Vite al confino”, dal libro di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio, “La città e l’isola – Omosessuali al confino nell’Italia fascista”; lo spettacolo debutta in forma di studio a Le vie dei Festival di Roma. Nel 2017 scrive e dirige lo spettacolo “Io lavoro per la morte”, prodotto in collaborazione con Le vie dei Festival di Roma, di cui è anche interprete insieme a Sandra Toffolatti. Come attore è stato protagonista di molti spettacoli al Teatro dell’Elfo di Milano, per la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani; ha lavorato come protagonista con Luca Ronconi in “Peccato che fosse puttana” di John Ford, con Marco Bellocchio nel “Macbeth” di Shakespeare e con Eimuntas Nekrosius in “Anna Karenina” di Tolstoj.

https://www.monstera.it/

Io lavoro per la morte
Io lavoro per la morte è un testo interessante, limpido. Per metterlo in scena a Nicola Russo bastano pochi oggetti – un tavolo, due sedie – a ricordare una casa, e un piccolo schermo sullo sfondo, su cui proiettare immagini di case e di natura. Quello che invece è necessario sono gli attori che si immergono nei personaggi a cominciare dalla brava Sandra Toffolatti che traccia con ironia, gusto e un filo di cattiveria la sua madre elegante, svagata, inquieta e terribilmente infelice. Nicola Russo da parte sua nel triplice ruolo di scrittore, regista e attore si conferma interprete di spessore in questo affresco familiare che sembra riguardarlo da vicino. Maria Grazia Gregori, delteatro.it

Tutto su mia madre, dialoghi per ricominciare a vivere
[…] Il tema della morte della madre è spesso ricorrente tra i migliori autori della contemporaneità, da Almodovar a Nanni Moretti a Fausto Paravidino. Nicola Russo si inserisce in quella scia in modo del tutto originale. Il ricordo della madre è ancora graffiante, e vestito dell’eleganza spregiudicata che doveva esserle propria. Il figlio non si nasconde i propri limiti e problemi, passati e presenti, i torti subiti e forse anche qualche colpa commessa. Ma c’è uno spessore in quelle parole, una tensione e una forza con la quale ogni spettatore finisce col doversi misurare. Gianfranco Capitta, il manifesto

La morte della madre in un racconto commovente
In Io lavoro per la morte, Nicola Russo parte dal lato autobiografico, la morte della madre, e con bella padronanza del mezzo teatrale lo trasforma in un prisma che rifrange ricordi, sogni, supposizioni, vuoti da riempire, intermittenze del cuore, per dirla con Proust. Dunque ci sono un figlio (lo stesso Russo) e una madre (splendida Sandra Toffolatti, ironica, misteriosa, inafferrabile) che si incontrano sulla linea di un tempo tra il presente segnato dalla morte […] e quello strano oggetto dotato di vita propria che è la memoria. […] Un (non) dialogo tessuto con mano precisa: acuto, persino divertente, a tratti quasi cinico e poi all’improvviso tenerissimo ma non sentimentale. Sara Chiappori, la Repubblica

Nicola Russo racconta con originalità l’essere figli quando una madre muore
[…] La scrittura di Russo – di cui mi piace ricordare l’originalissimo sguardo sull’età matura regalatoci in Vecchi per niente del 2015 – possiede anzi una linearità solo all’apparenza semplice; capace, bensì, di intrecciare abilmente piglio ironico, gusto anti-realistico, declinazioni grottesche, registri quotidiani.
[…] C’è Pirandello a fare da capolino dietro questi quadri di memoria a due velocità. Dietro questo continuo parlare l’uno dell’altra senza essere uditi. E teatralmente il marchingegno funziona proprio perché, in una regia sobria ma non banale, accosta due universi umani e interpretativi quanto mai diversi: volutamente dimesso, sottoesposto, pacato il figlio; altrettanto volutamente barocca, energica, fluttuante, arguta la madre. Laura Novelli, PAC

Nicola Russo porta in scena un toccante “Io lavoro per la morte”
[…] I due interpreti danno il meglio l’uno, il figlio, nel distacco doloroso, ma mai addolorato, a volte stordito, l’altra, la madre, nei tempi sempre diversi, nell’ironia, nelle pose plastiche, nelle lievi intonazioni inaspettate. […] Ma a Nicola Russo va soprattutto il merito di aver costruito un testo e uno spettacolo sull’assenza, dolce, toccante, coinvolgente, ma mai scontato, mai piegato al sentimentalismo, sempre lucido anche nell’uso consapevole dei linguaggi e dei riferimenti extrateatrali. Emiliano Metalli, la nouvelle vague