5 e 6 dicembre ore 10 / PROSA
ACCABADORA
dal romanzo di Michela Murgia edito da Giulio Einaudi Editore
drammaturgia Carlotta Corradi
regia Veronica Cruciani
con Monica Piseddu
scene e costumi Barbara Bessi | luci Gianni Staropoli | suono Hubert Westkemper | video Lorenzo Letizia | foto di scena Marina Alessi | realizzazione scene Antonio Belardi | assistente alle luci Raffaella Vitiello | assistente alla regia Giacomo Bisordi, Mario Scandale
organizzazione e comunicazione Giorgio Andriani e Antonino Pirillo
produzione Compagnia Veronica Cruciani, Teatro Donizetti di Bergamo, CrAnPi
con il contributo di Regione Lazio – Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili – Area Spettacolo dal Vivo
“L’iniziativa è parte del programma di Contemporaneamente Roma 2017 promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale”
“Accabadora”, pubblicato nel 2009 da Einaudi e vincitore del Premio Campiello 2010, è il più bel romanzo di Michela Murgia, nonché uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni. La Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, all’età di sei anni, viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa finire, uccidere; Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione di questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato, ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della Tzia.
È a questo punto della storia che comincia il monologo scritto da Carlotta Corradi e diretto da Veronica Cruciani. Maria, interpretata dalla straordinaria Monica Piseddu, torna a casa della Tzia dopo un lungo periodo di assenza. Ormai è una donna, o vorrebbe esserlo. Ma la permanenza sul letto di morte della Tzia mette in dubbio tutte le sue certezze. Dopo aver ripercorso il passato in un dialogo a senso unico con Tzia Bonaria – o semplicemente con se stessa – Maria riesce finalmente ad accontentare la donna che l’ha cresciuta e che altro non è che sua madre. Anche se questo va contro tutto ciò che è stata. O pensava di essere.
Lo spettacolo racconta dunque una storia d’amore. In questo caso, tra una figlia e una madre. In questo caso, non la madre naturale. Ma l’altra madre. I due grandi temi che oggi chiameremmo dell’eutanasia e della maternità biologica o di fatto, nel testo teatrale come nel romanzo, creano un ambito di riflessione ma non sono mai centrali quanto l’amore e la crescita. Crescita sempre e inevitabilmente legata al rapporto con la propria madre, naturale, adottiva o acquisita che sia.
Biglietti
Intero 10€ – Ridotto 8€ (over 65, under 24, possessori di Bibliocard)